
Di Luca Ciampi
Il 2025 sta per chiudersi ed è ora di bilanci. È stato un anno aperto malissimo, con la sconfitta nel derby del 6 gennaio che è coincisa con l’inizio della parabola discendente della Lazio targata Baroni che, nonostante un cammino in Europa League di tutto rispetto, ha chiuso con un anonimo 7º posto il campionato, esclusa dalle coppe internazionali.
L’infausto risultato ha causato un effetto domino devastante che si è abbattuto come un fulmine su una società già storicamente fragile sugli attivi di bilancio e che ha visto il comitato di verifica, la COVISOC, sancire ad agosto il blocco totale di qualsiasi operazione di mercato per aver violato tutt’e tre i parametri di controllo: l’indice di liquidità, l’indebitamento e il costo del lavoro allargato.
Ciononostante, mister Sarri, tornato, a suo dire, per amore verso la tifoseria, ha deciso di restare nonostante gli fosse stato promesso un diverso supporto dal presidente e dal direttore sportivo. Con una squadra fortemente indebolita dalle cessioni nel tempo di Immobile, Luis Alberto, Milinkovic e Felipe Anderson, ed in parte logorata dall’innalzamento dell’età media, il Comandante ha dovuto fare di necessità virtù e, approfittando dall’assenza dalle coppe, ha lavorato per cercare di migliorare l’unico attributo allenabile: l’organizzazione difensiva. Il lavoro di mister e squadra si è fatto apprezzare in modo particolare grazie ai 9 clean sheet realizzati finora ma che non sono riusciti a compensare del tutto gli evidenti limiti tecnici della squadra, soprattutto in fase realizzativa. A questo, si aggiunge una serie impressionante di sviste (chiamiamole così) arbitrali che stanno incidendo pesantemente sul bilancio della squadra, alla quale manca più di qualche punto che avrebbe potuto posizionarla in piena lotta per una qualificazione europea.
Le decisioni arbitrali, oltre che a rendere una classifica immediatamente impoverita, ha finito anche coll’incidere sull’ambiente, allargando ulteriormente le fratture fra squadra, tifosi e società. L’aria pensante è chiaramente mostrata dalla continua protesta dei tifosi verso la dirigenza e dall’atteggiamento di allenatore e società che faticano a trovare un’unità di vedute. Ne consegue che, alle proteste di Sarri per i presunti torti arbitrali subiti è coincisa una smentita da parte della società, mentre ad un comunicato ufficiale della dirigenza, uscito dopo l’ennesimo episodio a sfavore accaduto nel pareggio di Udine, è coinciso il silenzio stampa del mister.
In tale difficile contesto, è arrivata finalmente una buona notizia dalla COVISOC che ha sbloccato completamente qualsiasi operazione di mercato, consentendo alla società di operare liberamente nella finestra di gennaio. Ma nel rispetto del più classico dei drammi shakespiriani, all’entusiasmo dei tifosi tornati a sognare l’arrivo di questo o quel giocatore, fa da contraltare la domanda che alcuni si pongono, ovvero con quali risorse riuscire a rinforzare la squadra. Per una società che opera a bassissima circolarità e senza ricavi aggiuntivi, infatti, il rientro nell’unico parametro oggi previsto dalla COVISOC (costo del lavoro allargato con soglia inferiore o uguale all’80% dei ricavi) sembrerebbe essere più un fatto contingente piuttosto che una solidità ritrovata grazie a nuove sinergie commerciali. Per questo motivo, è lecito attendersi che, anche a gennaio, la società continuerà a muoversi in analogia a quanto già fatto ad agosto, rimpiazzando eventualmente solo possibili cessioni. Nel corso dell’ultimo periodo, si è parlato molto della possibile partenza di Tavares in Arabia Saudita, nella considerazione che il giocatore non trova continuità nel disegno tattico proposto dal mister.
Al suo posto, il genoano Aarón Martin rappresenterebbe un’opportunità ghiotta e gradita all’allenatore ma l’esterno spagnolo andrà in scadenza a giugno 2026, una situazione che suggerirebbe di bloccare il giocatore adesso a gennaio con un pre-contratto per poi prenderlo nella prossima sessione di mercato a parametro zero, sfruttando i vantaggi della sentenza Bosman. In tal caso, l’eventuale partenza di Tavares potrebbe essere assorbita fino al termine della stagione dal reintegro in rosa di Hysaj. Diverso il discorso su Castellanos, anche lui dato in uscita per approdare al Flamengo oppure in Premier League. Il Taty, infatti, andrebbe sostituito subito in ragione delle difficoltà mostrate da Dia (giocatore ancora da riscattare a fine stagione) e da Noslin a ricoprire il ruolo di prima punta. Sul taccuino del direttore sportivo, sono finiti i nomi di Lucca, Maldini e, soprattutto, Raspadori, profilo già approvato dal mister che non trova spazio nell’Atletico Madrid. Il costo del cartellino si aggira attorno ai 22 milioni di €, stessa cifra che la Lazio chiede per Castellanos, ma con una trattativa tutta da imbastire e senza considerare l’inserimento possibili concorrenti che potrebbero alzare il costo del cartellino.
A latere, le mosse della società per la realizzazione dello stadio di proprietà, con la riqualificazione del Flaminio che si è improvvisamente arenata di fronte alla richiesta da parte del Comune di Roma di documenti integrativi circa viabilità e sicurezza. Pertanto, da una posizione di vantaggio nel derby per la costruzione di un impianto di proprietà, la Lazio si trova anche qui ad inseguire i cugini giallorossi che hanno recentemente incassato il parere favorevole dell’amministrazione comunale sulla fattibilità del progetto. Stante la difficoltà a generare ricavi al di fuori dei diritti tv, lo stadio di proprietà rappresenterebbe un’opportunità unica per fornire alla società quel circolante necessario a continuare a competere contro lo strapotere dei fondi stranieri che stanno invadendo il nostro calcio. Uno scenario in cui il presidente Lotito potrebbe anche provare a coinvolgere il Qatar Investement Authority (QIA), fondo qatariota di cui si è parlato molto nell’ultimo periodo e che da anni è impegnato nelle riqualificazioni immobiliari del quartiere Flaminio.
Ma servono passi decisi per riportare la Lazio ed il suo pubblico alla dimensione che si merita, con una casa pronta ad accoglierli, il cui possibile nome (Stadio Tommaso Maestrelli – QIA Arena), solo a sentirlo, accederebbe il cuore e gli animi di una tifoseria capace non solo di creare coreografie uniche al mondo ma anche di sostenere costantemente la squadra in trasferte anche proibitive, come quella gelida di Bodo Glimt, tuttavia prigioniera da troppo tempo di una presidenza che non regala sogni ma sterili realtà.
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