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Hernanes a “La Gazzetta dello Sport”: “Lazio, il Mio Miglior Calcio e l’Addio tra le Lacrime. Rimpianto Champions e Scudetto”

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Hernanes, ex calciatore della Lazio, in un momento di intensa riflessione, con i colori biancocelesti o un campo di calcio come sfondo, che evoca nostalgia.

L’ex “Profeta” biancoceleste si confessa, ripercorrendo la sua carriera. Parla dell’arrivo nella Capitale, dei sogni di Scudetto e Champions, delle “stranezze” romane e del commovente addio. Unico pentimento: l’esultanza all’Olimpico da interista.

ROMA – Un tuffo nel passato, tra ricordi indelebili e aneddoti commoventi. Hernanes, l’ex “Profeta” della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera e parlando delle sue attuali attività, dal ruolo di opinionista (sarà seconda voce per Lazio-Cagliari su DAZN) all’hobby di produttore di vino. Ma è soprattutto sulla sua avventura in biancoceleste che il brasiliano si è soffermato, rivelando dettagli inediti e sentimenti ancora vivi.


L’Arrivo a Roma e i Sogni Infranti

Hernanes ha raccontato il suo approdo nella Capitale nel 2010, con un obiettivo ben preciso.

“Tare piombò in Brasile per conoscermi nel 2010. Mi voleva anche l’Atletico Madrid, avevano inviato una maglia col mio nome che ancora conservo, ma prima di andar via dal San Paolo volevo mettere la mia foto accanto a quelle dei giocatori che avevano vinto un trofeo. E ci sono riuscito: due campionati brasiliani. Io sono così, vivo di obiettivi.”

Una mentalità da vincente che portò con sé anche alla Lazio, dove gli obiettivi erano chiari:

“Vincere lo scudetto e giocare la Champions. La prima stranezza vista in Italia fu questa. Un prete una volta mi disse che dall’altra parte dell’Oceano il concetto di speranza era diverso. Io ambivo a vincere il titolo, ma a Roma gli allenatori non erano del mio stesso pensiero.”

Parole che rivelano una certa frustrazione per la mancanza di ambizione di alcuni tecnici dell’epoca, a dispetto delle sue aspirazioni.


Le “Stranezze” Romane e la Coppa Italia del 26 Maggio

L’esperienza a Roma, però, è stata anche ricca di momenti indimenticabili e “stranezze”.

“La tattica. Stefano Mauri mi disse: ‘Prima pensiamo a non prendere gol’. Poi il derby. Ho vinto la storica Coppa Italia del 26 maggio 2013: due giorni dopo, a Piazza di Spagna, i tifosi fecero il funerale della Roma con tanto di bara e gente mascherata, come se fossero in lutto.”

E un aneddoto curioso che testimonia il legame con i tifosi:

“Un corriere si tolse i pantaloni davanti all’ingresso di casa mia. Voleva farmi vedere un tatuaggio dedicato alla Coppa Italia. Alla Lazio sono stato da Dio: Resta il rimpianto di aver sfiorato due qualificazioni in Champions, una per differenza reti. Avremmo meritato di andarci.”


L’Addio Commovente e il Pentimento Interista

Il capitolo dell’addio alla Lazio è uno dei più toccanti dell’intervista.

“Il mio addio tra le lacrime, fuori Formello, dopo tre anni e mezzo straordinari. Il mio miglior calcio. Sono sincero: era il momento giusto per andar via, ma lasciare la Lazio fu tremendo. Mi ero messo d’accordo con un ragazzo per regalargli le mie scarpe, ma quando lui mi disse così scoppiai a piangere. Nei giorni successivi mi scrissero diecimila laziali, cambiai il telefono e conservai lo screen col numero di messaggi.”

Infine, un pentimento sincero riguarda la sua successiva esperienza all’Inter e un gesto che ancora oggi gli pesa.

“Formativa. Arrivai lì per restare a vita e vincere lo scudetto, ma non fu così. Mi pento solo di aver esultato all’Olimpico con la capriola, contro la Lazio. Lotito aveva detto che vendermi era stato un affare.”

Un gesto di esultanza che, seppur dettato dall’istinto, è rimasto impresso nella memoria dei tifosi laziali e dello stesso Hernanes, a dimostrazione del profondo legame che ancora lo lega alla Capitale biancoceleste.



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