Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato in conferenza stampa al termine del Consiglio Federale, affrontando uno dei temi più delicati del momento: il futuro della Federazione in caso di mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale.
La domanda, inevitabile, è stata posta con chiarezza:
👉 Gravina si dimetterebbe se l’Italia non dovesse qualificarsi?
La risposta del presidente federale è stata altrettanto diretta.
“Non c’è alcuna norma che prevede le dimissioni”
Gravina ha chiarito che l’ipotesi dimissioni non è prevista né dallo statuto federale né da alcun vincolo regolamentare:
“Dimissioni senza la qualificazione al Mondiale? Non c’è una norma che lo dice. È un destino che viene individuato e cercato all’esterno della Federazione.”
Secondo il presidente FIGC, questa narrazione era già emersa dopo la sconfitta contro la Svizzera agli Europei, quando si era diffusa l’idea di un possibile cambio ai vertici. Una narrazione che, però, secondo Gravina, non trova alcun riscontro nella realtà federale:
“Se ne era già parlato dopo la sconfitta con la Svizzera agli Europei. C’è un principio di democrazia, il cui ritmo è dettato dalle norme federali e la risposta è stata un 98,7%.”
Con questo passaggio, Gravina ribadisce che la sua legittimazione deriva dal voto dei membri federali e che l’unico percorso possibile per la sua permanenza o uscita passa dal rispetto delle regole della FIGC, non dalla pressione mediatica o dalle opinioni esterne.
Un messaggio in un momento delicato per l’Italia di Spalletti
Le sue parole arrivano in un momento particolarmente sensibile per il calcio italiano.
La Nazionale di Luciano Spalletti è ancora pienamente in corsa per il Mondiale, ma le prestazioni e i risultati recenti hanno riaperto ferite ancora fresche:
- La mancata qualificazione ai Mondiali 2018,
- il drammatico bis del 2022,
- e una crisi strutturale che, negli ultimi anni, ha reso l’Italia la grande assente delle competizioni globali.
Gravina, criticato da parte dell’opinione pubblica e da alcuni settori del mondo sportivo, ha voluto blindare la sua posizione proprio per evitare ulteriori turbolenze interne alla Federazione.
Stabilità o immobilismo? Le reazioni nel mondo del calcio
Le parole del presidente FIGC non lasceranno indifferenti.
Da un lato, chi vede nella continuità al vertice una forma di stabilità necessaria in un momento di ricostruzione; dall’altro, chi ritiene che manchi assunzione di responsabilità dopo anni di risultati disastrosi sul palcoscenico internazionale.
Tuttavia, Gravina ha protetto il principio istituzionale:
👉 nessun presidente si dimette per un risultato sportivo,
👉 a decidere è solo il processo democratico interno alla Federazione.
Un messaggio forte, forse impopolare, ma chiaramente voluto.
La sfida resta sul campo: l’Italia deve qualificarsi
Al di là delle dinamiche politiche, resta la questione principale:
🔵 l’Italia deve tornare al Mondiale.
Il fallimento di una terza qualificazione consecutiva sarebbe un terremoto sportivo senza precedenti.
Non solo per il ranking, non solo per l’immagine, ma anche per il sistema economico del calcio italiano, che perderebbe visibilità, sponsorizzazioni e appeal internazionale.
Spalletti e i suoi giocatori hanno un compito pesantissimo, mentre Gravina ha voluto togliersi dal centro della discussione per evitare ulteriori destabilizzazioni.
Conclusioni
Gravina ha chiarito: indipendentemente dal risultato, non ci sarà alcun passo indietro automatico.
L’unica legge che conta è quella interna alla Federazione.
Un messaggio politico, istituzionale e soprattutto strategico.
La palla, ora, è solo e soltanto nelle mani della Nazionale.
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