Con il passaggio ufficiale del Monza dalla Fininvest della famiglia Berlusconi al fondo statunitense Beckett Layne Ventures, la Serie A entra definitivamente in una nuova era di controllo straniero.
Oggi 19 club tra Serie A e Serie B sono in mani estere, e di questi 13 appartengono a investitori americani o nordamericani.
Un trend che non sembra destinato a fermarsi.
Perché i fondi investono nel calcio italiano
Come ricorda Calcio e Finanza, i motivi che spingono gli investitori d’oltreoceano verso il nostro campionato sono principalmente tre:
- Valutazioni ancora basse rispetto ai club di Premier League o Liga;
- Potenziale di valorizzazione immobiliare attraverso la costruzione di nuovi stadi;
- Forza del brand delle città italiane, che consente un’ampia visibilità commerciale internazionale.
Il caso Monza è solo l’ultimo di una lunga lista che comprende Milan, Atalanta, Roma, Fiorentina, Genoa, Venezia e Spezia, oltre alle realtà emergenti di Serie B come Como e Parma.
Dalla conquista al “quando vendere”: la nuova domanda dei fondi
Se le ragioni per entrare nel calcio italiano sono ormai chiare, resta aperto il tema opposto: come e quando uscire.
I fondi di investimento, per loro natura, acquistano per ristrutturare, valorizzare e rivendere con una plusvalenza.
Finora la strategia più diffusa era quella di rivendere a investitori più grandi, spesso provenienti dal mondo arabo o da conglomerati americani.
Tuttavia, negli ultimi mesi è emersa una nuova ipotesi di exit strategy: la quotazione in Borsa, non in Italia, ma negli Stati Uniti.
Perché Wall Street guarda al calcio
Il motivo è semplice: negli USA, lo sport è considerato un settore industriale in crescita, con un mercato di investitori molto più ampio rispetto a quello europeo.
Basti pensare che nel 2010 il club sportivo più prezioso al mondo era il Manchester United (1,8 miliardi di dollari), mentre oggi il primato appartiene ai Dallas Cowboys della NFL, valutati oltre 10 miliardi.
Le franchigie americane hanno moltiplicato il loro valore fino al +1.500% in 15 anni, mentre i club calcistici europei sono cresciuti molto meno.
Con l’imminente Mondiale 2026 negli Stati Uniti, l’interesse verso il calcio è destinato a esplodere, e la quotazione di un club italiano a New York potrebbe diventare un’operazione di grande richiamo per gli investitori.
Perché non in Italia: il caso Lazio, Roma e Juventus
Il paragone con le esperienze italiane è inevitabile.
Tre club hanno scelto, in passato, la via di Piazza Affari: Lazio, Roma e Juventus.
Ma i risultati sono stati altalenanti:
- Roma: i Friedkin hanno delistato il club nel 2022, giudicando troppo alti i costi di gestione e scarsi i benefici.
- Lazio: il titolo è formalmente quotato, ma il flottante è minimo e le negoziazioni sono marginali.
- Juventus: è l’unica a mantenere una reale presenza di mercato, ma anche qui Exor ritiene il titolo ampiamente sottovalutato, con una valutazione interna di 2 miliardi contro 1 miliardo di capitalizzazione reale.
Risultato: i mercati italiani non sono attrattivi per i fondi sportivi.
Wall Street come nuova frontiera
A differenza di Milano, Wall Street offre liquidità, visibilità globale e un pubblico di investitori già abituato ai grandi numeri dello sport.
L’esempio più vicino è proprio quello del Manchester United, quotato a New York dal 2012.
Nonostante risultati sportivi altalenanti, il titolo ha mantenuto stabilità e visibilità, diventando un caso di successo per il connubio tra sport e finanza.
Per gli americani, quotare un club italiano negli USA significherebbe replicare il modello di Ferrari, scorporata da FCA nel 2016 e oggi valutata 90 miliardi di dollari a Wall Street — più di Stellantis stessa.
Non a caso, i manager dei fondi vedono nei club italiani un mix perfetto tra heritage, lifestyle e brand globale, esattamente come per il Cavallino rampante.
Il futuro: calcio come asset finanziario
Se la tendenza dovesse consolidarsi, il calcio italiano potrebbe trasformarsi da semplice competizione sportiva a classe di investimento strategica.
Gli americani non cercano solo vittorie sul campo, ma valore da quotare in borsa.
E la Serie A, con la sua storia, i suoi marchi e i prezzi ancora accessibili, rappresenta un’occasione irripetibile.
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