La vittoria della Lazio sul campo del Parma non è stata soltanto una questione di tre punti. È stata una prova di identità, di carattere e di appartenenza. A raccontarla nel modo più diretto e autentico è stato Danilo Cataldi, che nel post partita ha dato voce a uno spogliatoio compatto, consapevole della propria forza mentale anche nelle condizioni più estreme.
“Devo dire la verità – ha spiegato il centrocampista biancoceleste – anche a fine partita, parlando tra di noi, avevamo la sensazione che pure con due uomini in meno la partita potesse darci qualcosa”. Una percezione difficile da spiegare, ma chiarissima per chi era in campo: la Lazio, anche in nove contro undici, sentiva di poter portare a casa il risultato, magari sfruttando una palla inattiva o una giocata del singolo.
Parole che certificano la crescita mentale della squadra di Maurizio Sarri. “Questa Lazio è una squadra tosta, che non si dà alibi e scuse”, ha aggiunto Cataldi, sottolineando come il gruppo abbia reagito alle difficoltà di una stagione segnata da infortuni pesanti e continue defezioni. “Siamo venuti da periodi duri, con una serie di grossi infortuni, e ci siamo stretti in quelli che eravamo. Anche nella prossima avremo assenze, ma non molliamo”.
Il riferimento all’ennesima partita affrontata in emergenza è evidente. Eppure, anche contro il Parma, la Lazio ha mostrato ordine, compattezza e capacità di soffrire. “Soffre e gioca, ordinata anche in 9. Dobbiamo continuare così e vedere dove ci porterà questo cammino”, ha concluso Cataldi, lasciando trasparire una fiducia concreta, non retorica.
Il problema della finalizzazione
Nel corso dell’intervento, Cataldi ha analizzato anche un limite evidente della Lazio attuale: la difficoltà nel trasformare le occasioni create. “A livello di produttività la squadra ha creato 3-4 situazioni importanti. Il problema è finalizzare. È diverso creare due palle gol e segnarne una rispetto a crearne sei e non segnare”.
Un’analisi lucida, che sposta il focus non sui singoli giocatori ma sull’efficacia offensiva complessiva. “Ci manca qualcosa davanti, ma non in termini di uomini: ci manca la realizzazione”, ha precisato il centrocampista.
Rossi e nervosismo
Inevitabile, poi, tornare sugli episodi arbitrali. Cataldi non cerca polemiche dirette, ma lascia trasparire tutta la difficoltà di restare lucidi in certe situazioni. “Stare calmi è dura. In alcune situazioni vedi cose un po’ forzate. Anche domenica avevo la sensazione che si potesse evitare il rosso a Gila, e oggi i due rossi… quello di Toma sembra veramente poco per buttare fuori un giocatore”.
Parole misurate, ma che confermano una sensazione ormai diffusa nello spogliatoio: la Lazio sta pagando un prezzo altissimo in termini disciplinari.
La Lazio come appartenenza
Il passaggio più emotivo arriva quando Cataldi parla del suo rapporto con la maglia. “La Lazio è speciale sempre. Io sono partito dalle giovanili, sono andato via e tornato più volte, ma è sempre emozionante. Con questa maglia do tutto quello che ho, anche di più”.
Un legame profondo, che va oltre il campo: “A Roma il calcio è vissuto in modo diverso. Senti di rappresentare tante persone. Da giovane è stato difficile, ora sono più vaccinato. Ma è sempre bello”.
Le parole di Cataldi raccontano una Lazio imperfetta, ma viva. Una squadra che non si arrende, che non cerca scuse e che, anche in nove uomini, continua a credere in se stessa.
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