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Cairo e Lotito: due presidenti che tengono in ostaggio due club storici

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Urbano Cairo parla dopo Torino-Fiorentina e commenta anche la Lazio: "Contro di loro una sconfitta deludente"
Cairo Lotito

In Italia ci sono due club storici, due piazze immense, due tifoserie che vivono di passione: Torino e Lazio.
E ci sono due presidenti che, ormai da anni, rappresentano più un limite che una risorsa: Umberto Cairo e Claudio Lotito.

Due uomini diversi, con storie diverse, ma accomunati da un destino uguale:
tenere in ostaggio due società che potrebbero dare molto di più.


Presidenti eterni, club immobili

La prima grande similitudine fra Cairo e Lotito è questa: la volontà di restare al comando per sempre.
Entrambi rifiutano l’idea di cedere, anche di fronte a offerte potenzialmente migliorative.

Cairo ha costruito la sua immagine da “salvatore del Toro”.
Lotito si considera il garante della stabilità della Lazio.

Il problema è che nessuno dei due oggi è in grado di far crescere davvero questi club.
Sono diventati presidenti eterni, ma senza ambizione.


La mancanza totale di visione

Torino e Lazio condividono il dramma della mancanza di un progetto tecnico chiaro.

Il Torino vive cicli brevi, improvvisati, senza un piano sportivo strutturato.
La Lazio è passata da un allenatore all’altro senza mai costruire una visione coerente, e oggi si ritrova con problemi economici e tecnici che derivano da anni di gestione al ribasso.

Cairo e Lotito sembrano più attenti ai bilanci che alle ambizioni sportive.
E così i loro club si ritrovano a vivere sempre nello stesso limbo:
troppo forti per retrocedere, troppo deboli per sognare davvero.


Mercato al risparmio: il vero freno

Altro punto in comune: i mercati poveri.

Cairo compra, ogni anno, giocatori da valorizzare, a basso costo, con la speranza che qualcuno esploda per fare una plusvalenza.
Lotito fa la stessa cosa: scommesse, colpi last-minute, investimenti minimi.

Entrambi vendono bene, sì.
Ma reinvestono poco.
Il risultato è che Torino e Lazio restano sempre incomplete, mai veramente competitive, con rose che devono sperare nei miracoli degli allenatori.


Rapporto con la tifoseria: ostilità invece che dialogo

Non è normale che due piazze come Torino e Roma vivano costantemente in tensione con le loro proprietà.

Cairo viene accusato da anni di accontentarsi della salvezza.
Lotito viene contestato perché sembra vivere in un mondo parallelo, lontano dai tifosi, convinto che tutto ciò che fa sia perfetto.

Il rapporto con la tifoseria è logorato, compromesso, spesso irrecuperabile.
E in un calcio moderno dove la community è fondamentale, questa è una condanna.


Conclusione: due club ostaggio del passato

Torino e Lazio meritano molto di più.
Meritano presidenti moderni, ambiziosi, capaci di costruire.
Meritano investimenti veri, non l’eterna promessa che “il progetto verrà”.

Cairo e Lotito hanno avuto momenti positivi, certo.
Ma oggi rappresentano un freno.

Due presidenti incapaci di lasciare andare il passato, incapaci di fare un passo indietro, incapaci di permettere ai loro club di rinascere davvero.

Finché resteranno al comando, Torino e Lazio continueranno a vivere a metà: mai abbastanza deboli per crollare, mai abbastanza forti per sognare.



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