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Arbitri e Lazio: comunicato giusto, ma tardivo

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Lotito vuole vendere la Lazio?

Ieri è finalmente arrivata la prima mossa ufficiale della S.S. Lazio contro una serie di errori arbitrali che, settimana dopo settimana, stanno pesantemente penalizzando la squadra. Una presa di posizione attesa da mesi, arrivata però in ritardo, dopo l’ennesimo episodio clamoroso visto in Udinese-Lazio, una partita che ha tolto ai biancocelesti due punti pesantissimi.

Il comunicato diffuso tramite Cronos, ormai vero e proprio ufficio stampa del club, chiede l’intervento urgente della Lega Serie A, in raccordo con FIGC e organi arbitrali. Una richiesta istituzionale, formale, anche ben scritta. Ma la domanda vera è un’altra: che effetto avrà?

Probabilmente nessuno.

E il motivo è semplice: la Lazio arriva a questa presa di posizione dopo mesi di silenzio assoluto. Non dopo il primo torto, non dopo il secondo. Ma dopo una lunga, lunghissima sequenza di episodi contrari, tutti a senso unico, che hanno inciso in modo evidente sulla classifica.

Qui bisogna chiarire un punto fondamentale, spesso ignorato: il vero danno non è mediatico, è economico.
Lo dice la Lazio stessa, nero su bianco, nel comunicato di approvazione dell’ultimo bilancio. Per rientrare nei parametri economici, per non avere problemi strutturali, la Lazio deve qualificarsi in Europa.

E allora facciamola semplice:

  • Niente Europa League = –30 milioni
  • Niente Champions League = –100 milioni

Questo è il danno reale. Altro che post su Facebook o articoli contro Lotito. Un errore arbitrale che ti toglie punti ti toglie ricavi futuri, competitività, mercato. È il peggior danno possibile per una società quotata.

Eppure la Lazio ha scelto il silenzio.
Silenzio dopo Parma-Lazio.
Silenzio dopo Milan-Lazio.
Silenzio dopo Inter-Lazio.

Anzi, peggio: dopo Inter-Lazio, la società ha smentito il proprio allenatore, Maurizio Sarri, che aveva osato lamentarsi dell’arbitraggio. Il giorno dopo, non solo una presa di distanza pubblica, ma addirittura la partecipazione a un convegno AIA con tanto di scuse istituzionali. Un messaggio devastante: “Avete ragione voi, non noi”.

Che credibilità può avere oggi una società che per mesi ha:

  • attaccato chi si lamentava,
  • minimizzato gli episodi,
  • scelto il dialogo privato invece della denuncia pubblica,

e solo il 29 dicembre decide che “forse c’è un problema”?

Nel calcio italiano – piaccia o no – funziona così:
chi alza la voce viene tutelato,
chi sta zitto viene schiacciato.

Antonio Conte, al primo errore subito dal Napoli, è andato davanti a tutte le telecamere. Risultato? Il Napoli non è più stato penalizzato. Marotta parla, la Juventus parla, le grandi parlano. La Lazio no. E gli arbitri hanno continuato, indisturbati.

C’è chi ripete la favola secondo cui “a fine stagione i torti si compensano”. Non è vero, soprattutto per una squadra come la Lazio. Alcuni club hanno episodi a favore, la Lazio quest’anno non ne ha avuti. Solo una sequenza impressionante di decisioni contrarie, che sommate spiegano perché oggi i biancocelesti non lottino serenamente per l’Europa.

E ora che la Lazio parla, parlano gli altri. Giornalisti “equilibrati” che spiegano come il gol dell’Udinese fosse regolare, come l’espulsione fosse giusta, come il rigore col Milan non ci fosse. Perché? Perché tu sei stato zitto. E nel vuoto comunicativo, qualcuno riempie lo spazio.

C’è poi un tema politico. Lotito oggi non conta più nei palazzi del calcio. È fuori dai giochi FIGC, ha perso la battaglia con Gravina, ha perso peso. E chi paga il prezzo di questa marginalità è la Lazio, non Lotito. Attenzione però: la Lazio è sempre stata una società senza “santi in paradiso”. Anche ai tempi di Cragnotti subiva torti. Lotito ha solo aggravato una condizione storica.

Il punto finale è forse il più grave: questa società oggi dice quello che Sarri diceva tre mesi fa.
Come sempre, con tre mesi di ritardo.
Prima si attacca l’allenatore, poi si sposa la sua tesi.
Sempre dopo. Sempre tardi.

Il comunicato è giusto.
Il contenuto è condivisibile.
Ma arriva quando il danno è già stato fatto.

E nel calcio, chi arriva tardi, di solito paga.



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