La Serie A cade a pezzi. Letteralmente.
Il nostro campionato vive una delle stagioni più dure della sua storia dal punto di vista fisico: più infortuni della Premier League, tempi di recupero in crescita, record di assenze e un livello atletico che continua a peggiorare nonostante l’avanzamento della scienza sportiva.
Grazie ai dati esclusivi forniti da Noisefeed, piattaforma internazionale che monitora l’andamento degli infortuni nel calcio europeo, emerge un quadro che ha del clamoroso: in cinque delle ultime sei stagioni l’Italia ha superato l’Inghilterra nel numero totale di infortuni.
Più infortuni che mai: il verdetto dei numeri
Nei dati aggregati delle ultime sei stagioni:
- Serie A: 6.426 infortuni
- Premier League: 6.289 infortuni
Nonostante la Premier:
- giochi più partite,
- abbia due coppe nazionali,
- abbia club più presenti in Europa,
- mantenga ritmi atletici più elevati,
la Serie A riesce comunque a fare peggio.
E non di poco.
L’unica lega che supera la Serie A per numero di infortuni complessivi è la Bundesliga, ma con dati condizionati da squadre che disputano meno partite.
I tempi di recupero: in Italia siamo più bravi, ma non basta
Un dato favorevole all’Italia c’è: i tempi medi di recupero.
- Premier League: 28 giorni medi di stop
- Serie A: 23 giorni
Cinque giorni in meno. Un vantaggio che testimonia l’eccellenza dei nostri staff medici e fisioterapici.
Ma purtroppo non compensa il dato più allarmante: l’Italia ha troppi infortuni.
Record storico: oltre 30.000 giorni in infermeria
La stagione 2024-2025 ha registrato un primato mai visto:
👉 30.000 giorni di stop totali
👉 media di 27 giorni a infortunio
👉 4-8 partite perse da ogni giocatore coinvolto
👉 108 infortuni gravi (crociati, lesioni importanti, rotture di legamenti)
Un dato senza precedenti.
Il picco precedente, quello del 2021-22, sembrava già irreale:
- 3.586 match saltati
- 1.340 problemi muscolari o traumatici
Ora siamo andati oltre.
Le cause: tournée, calendari folli e sovraccarico
Il quadro europeo è drammatico, ma l’Italia paga anche fattori specifici:
1️⃣ Uso eccessivo degli stessi titolari
Molti club, soprattutto medio-piccoli, non hanno ricambi adeguati.
Gli stessi 12-13 giocatori reggono tutto il peso della stagione.
2️⃣ Preparazioni trasformate in tour commerciali
Le tournée estive, spesso a ritmi inadatti alla condizione fisica, indeboliscono i muscoli invece di prepararli.
3️⃣ Viaggi transoceanici assurdi
Esempio simbolico: Milan–Como a Perth.
Una follia destinata a diventare tendenza.
4️⃣ Guerra politica FIFA–UEFA
- FIFA allarga il Mondiale per Club e la Coppa del Mondo a 48 squadre
- UEFA allarga Champions, Europa League e Conference
Risultato?
Un calendario che non ha più pause.
5️⃣ Ritmi post-pandemia
La stagione 2021-22 continua a rappresentare lo spartiacque.
Il calendario compresso ha lasciato strascichi che ancora oggi paghiamo.
Curiosamente, l’unica stagione con meno infortuni è stata la 2022-23, anno del Mondiale in Qatar: per chi non ha partecipato, quella lunga sosta invernale ha rappresentato una manna.
Conclusioni: un problema sistemico che riguarda tutti
La crisi infortuni non è un’anomalia.
È una tendenza strutturale.
E senza un cambio radicale — nei calendari, nelle preparazioni e nelle logiche commerciali — le prossime stagioni rischiano di essere ancora peggiori.
La Serie A, però, è in posizione critica:
più infortuni, meno qualità complessiva, rose più corte e meno risorse economiche per gestire emergenze fisiche continue.
Il problema è esploso.
Ora bisogna avere il coraggio di affrontarlo.
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