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Inter-Lazio, carattere sì ma qualità zero: l’Inter mostra il divario

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Inter-Lazio 2-0: la squadra di Sarri mostra carattere ma conferma i limiti tecnici, con un centrocampo povero di idee e qualità.

Una sconfitta che ci sta, ma che fa riflettere.
La Lazio esce battuta da San Siro con un 2-0 firmato Inter e una prestazione che, come ha sottolineato Maurizio Sarri nel post partita, mette in luce due verità: il carattere non manca, ma la qualità sì.

Non è stata una disfatta, ma il confronto con i nerazzurri ha messo a nudo tutte le carenze tecniche di una squadra che combatte, corre, ma non crea.

Questa non è più l’Inter dei tempi d’oro

Lo stesso Sarri lo ha fatto capire: il gap tecnico resta enorme, ma l’Inter di oggi non è la corazzata di qualche anno fa.

“L’Inter è più forte, ma non è imbattibile”, è il messaggio implicito.

La difesa nerazzurra concede, il centrocampo non brilla come un tempo, Lautaro è tornato al gol ma vive un momento altalenante.
Eppure, è bastato poco per mettere in crisi la Lazio.
Pressing alto, ritmo, intensità — armi che contro una squadra con poca qualità diventano micidiali.

Dalla regia al caos

Il problema è chiaro: il centrocampo della Lazio non costruisce.
Una volta era il punto di forza con Leiva, Luis Alberto e Milinković-Savić.
Oggi, con Cataldi, Basic e Guendouzi, è il reparto più debole tra le prime dieci.

Non c’è regista, non c’è geometria, non c’è chi serve gli attaccanti.
Guendouzi corre tanto, ma quasi sempre all’indietro. Cataldi si impegna, ma fatica a gestire la pressione alta.
E quando il pressing avversario si alza, i biancocelesti si perdono.

“Correre non basta — è la palla che deve muoversi veloce, non i giocatori.”

Un concetto che Sarri conosce bene, ma che la Lazio attuale fatica a mettere in pratica.

Una Lazio operaia ma prevedibile

La squadra lotta, questo va riconosciuto.
Dopo il crollo contro il Como, il gruppo ha reagito con orgoglio.
Contro l’Inter non si è mai arreso, ha corso e lottato fino all’ultimo, segno che la mentalità è viva.

Ma nel calcio la corsa serve a poco se manca l’intelligenza tattica e la qualità nei piedi.
Troppe palle perse, troppi errori in uscita, troppa prevedibilità in attacco.

I biancocelesti si affidano alle giocate individuali di Zaccagni e Isaksen, gli unici capaci di accendere la luce.
Non è un caso che proprio Zaccagni, tornato in forma, sia stato il migliore in campo anche a San Siro.

Errori che pesano

Due gol regalati: prima Isaksen, poi Cataldi.
Errori banali che una squadra come l’Inter non perdona.
Eppure, dietro le sbavature individuali c’è un problema collettivo: la Lazio non sa più uscire palla al piede, non riesce a costruire e non ha un vero regista.

La difesa balla, il centrocampo non filtra, l’attacco è isolato.
La fotografia di una squadra che lotta, ma non basta.

Mercato e realtà

Parlare di Champions oggi sembra un’illusione.
Il divario tecnico è evidente, e senza interventi seri a gennaio sarà difficile anche blindare un posto europeo.
Ma con il mercato ancora in bilico, la sensazione è che il vero nemico della Lazio sia la sua immobilità.




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