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Lazio, Sarri tra 4-3-3 e 4-4-2: quale futuro tattico?

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Maurizio Sarri valuta il cambio di modulo tra 4-3-3 e 4-4-2 per una Lazio più offensiva e concreta dopo i recenti risultati.
Maurizio Sarri valuta il cambio di modulo tra 4-3-3 e 4-4-2 per una Lazio più offensiva e concreta dopo i recenti risultati.

È un momento particolare per la Lazio e per Maurizio Sarri.
Un periodo di riflessione, di esperimenti e di scelte tattiche non più scontate. Con l’arrivo del tecnico toscano nel 2021, l’identità biancoceleste sembrava ormai consolidata nel classico 4-3-3 “sarriano”, fatto di possesso palla, verticalizzazioni rapide e ricerca costante dell’equilibrio tra i reparti. Ma le ultime settimane hanno ribaltato ogni certezza.

Emergenza e svolta tattica

Gli infortuni e le squalifiche che hanno colpito la rosa hanno costretto Sarri a reinventarsi, passando a un 4-4-2 iper-offensivo, o se si preferisce, a un 4-2-4 mascherato.
Un modulo che, pur lontano dal suo credo calcistico, ha dato risultati immediati: vittoria a Genova e pareggio casalingo col Torino. Due gare che hanno rilanciato il morale e l’attacco biancoceleste, ma che ora pongono un interrogativo cruciale: continuare con questa formula più aggressiva o tornare alle origini del 4-3-3?

Differenze e filosofia

Nel 4-3-3 di Sarri, l’obiettivo è sempre stato quello di attaccare senza sbilanciarsi, mantenendo equilibrio e compattezza tra i reparti.
Nel nuovo 4-4-2, invece, la Lazio si è esposta di più, accettando il rischio di concedere spazi pur di aumentare la pericolosità offensiva.
Un approccio che ricorda da vicino quello di Marco Baroni, capace di adattare il suo Lecce alla natura offensiva dei suoi giocatori, preferendo fare “un gol più dell’avversario” piuttosto che difendere a oltranza.

Sarri ha seguito la stessa logica: con Zaccagni e Cancellieri larghi sulle fasce e Castellanos e Isaksen più centrali, la Lazio ha riscoperto la capacità di creare e concretizzare.
Nelle ultime due partite, infatti, sono arrivati 6 gol, una media altissima rispetto al periodo precedente, in cui la squadra faticava tremendamente a segnare.

Equilibrio e sacrificio

Il cambio modulo ha imposto anche un maggiore sacrificio agli esterni, chiamati a rientrare in fase difensiva.
Zaccagni e Cancellieri, contro il Genoa, hanno interpretato il ruolo in maniera disciplinata, aiutati da due terzini – Marusic e Pellegrini – più solidi e attenti di Hysaj e Nuno Tavares.
Il risultato? Una Lazio più offensiva ma anche più bilanciata, almeno quando i titolari sono al completo.

Diverso il discorso contro il Torino, quando l’assenza dei due terzini ha scoperto la difesa, costringendo Provedel a più di un intervento decisivo.
Il 3-3 finale ha messo in evidenza i limiti strutturali di una retroguardia che, rispetto a due anni fa, ha perso certezze pur mantenendo gli stessi uomini.

Difesa da registrare, attacco da confermare

Provedel, Romagnoli, Gila, Marusic e Casale: sulla carta una linea di difesa solida, ma nei fatti una delle più altalenanti del campionato.
Troppi errori individuali, troppe distrazioni.
Sarri lo sa: chiudere una partita sull’1-0 è quasi impossibile, perché la Lazio concede sempre almeno una rete.
Per questo l’idea di giocare un calcio più offensivo potrebbe essere non solo una scelta tattica, ma una necessità.

Del resto, i numeri parlano chiaro: nei momenti in cui la squadra ha cercato l’equilibrio, ha prodotto poco; quando invece si è “sbilanciata” con il 4-4-2, ha ritrovato il gol e la fiducia.
E, a giudicare dalle prossime sfide contro avversari di livello superiore, l’idea di “fare un gol più degli altri” potrebbe diventare la nuova filosofia biancoceleste.

Cosa farà Sarri ora?

Con il rientro di Guendouzi, Sarri potrà tornare al centrocampo a tre, ma la sensazione è che il tecnico stia valutando con attenzione le prestazioni offensive del 4-4-2.
Un modulo che valorizza gli esterni e offre più libertà a Castellanos, che continua a faticare sotto porta ma trova più spazio di manovra rispetto al 4-3-3.

In fondo, lo schema conta fino a un certo punto: ciò che farà davvero la differenza sarà la mentalità.
Una Lazio concentrata, aggressiva e compatta può vincere con qualsiasi sistema.
Ma una Lazio disattenta e svagata rischia di soffrire, anche con il modulo “perfetto”.



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