Edy Reja compie 80 anni e festeggerà come da tradizione alla Barcolana di Trieste, la grande regata velica a cui partecipa ogni anno.
Un traguardo importante per uno degli allenatori più longevi e rispettati del calcio italiano, che in carriera ha guidato oltre 20 squadre, tra cui una Lazio che ancora oggi porta nel cuore.
Oggi, nella sua casa di Lucinico (Gorizia), Reja si gode la famiglia e la bicicletta, ma non ha dimenticato le emozioni vissute all’Olimpico: “A Roma ho lavorato con grande passione — racconta — e, anche se non tutti lo riconoscono, Lotito ha fatto molto per la Lazio”.
“Lotito? Un grande manager, ma non sempre capito”
Dopo l’esperienza al Napoli, Reja arrivò a Roma nel 2010 in un momento di forte crisi per la Lazio.
In pochi mesi riuscì a rimettere in piedi la squadra e a restituirle identità.
“Con Lotito — spiega — qualche scontro c’è stato, come capita quando si lavora con carattere e ambizione. Ma l’ho sempre stimato. È un manager bravissimo: a Roma molti non lo amano, ma ciò che ha fatto per la società è notevole”.
Il tecnico friulano non nasconde l’amarezza per ciò che avrebbe potuto essere:
“Con la Lazio ho collezionato un quarto e un quinto posto, il mio miglior risultato in Serie A, ma in entrambi i casi mancammo la Champions per un soffio, una volta per la differenza reti. È il mio rimpianto più grande.”
Una Lazio solida e umana
Reja prese la squadra in corsa e seppe ricompattarla con la sua calma e il suo carisma.
Fu lui a valorizzare giocatori come Hernanes, Klose, Dias, Mauri e Ledesma, costruendo un gruppo solido e competitivo.
“La Lazio era una famiglia — ricorda — con ragazzi eccezionali e un ambiente che, nonostante le difficoltà, sapeva darti tanto.
Klose? Un professionista esemplare, di una forza mentale e umana straordinaria. È uno dei migliori che abbia mai allenato.”
Un uomo diretto, sempre coerente
Il carattere di Reja, schietto e diretto, gli ha spesso creato tensioni con i presidenti. Ma per lui la chiarezza è sempre stata un valore:
“Ho sempre preferito dire le cose in faccia. A volte questo mi ha creato problemi, ma è il mio modo di essere. Con Lotito è successo, ma abbiamo sempre chiarito subito.”
Dopo l’esperienza biancoceleste, Reja ha continuato ad allenare fino al 2023, quando, a 78 anni, ha deciso di dire basta.
Ha guidato anche l’Albania, portandola dalla Serie C alla B della Nations League: “Una bella soddisfazione a fine carriera”, ammette con orgoglio.
Reja e la Lazio: rispetto reciproco
Oggi, a distanza di anni, il legame tra Reja e l’ambiente laziale resta intatto.
Molti tifosi lo ricordano con affetto per il suo stile semplice e la capacità di restituire dignità a una squadra che veniva da momenti difficili.
“Alla Lazio ho lasciato il cuore — confessa — perché è una piazza passionale, vera. E perché lì ho trovato persone sincere, dallo staff ai giocatori.”
Il rammarico più grande?
Edy Reja rivela anche il suo rammarico più grande, il giocatore che ha allenato che poteva veramente diventare fortissimo. “Matuzalem. Classe cristallina, da vero fuoriclasse. La testa però non era da atleta”.
Conclusione
A 80 anni, Edy Reja resta un esempio di serietà, competenza e umanità nel calcio italiano.
Con la Lazio ha vissuto una delle pagine più importanti della sua carriera, sfiorando la Champions e lasciando un ricordo indelebile tra i tifosi.
Un allenatore che ha fatto della coerenza la sua bandiera — e che, ancora oggi, parla della Lazio con la stessa passione di allora.
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