A soli 29 anni Cristiano Lombardi ha lasciato il calcio giocato. Una notizia che lascia un velo di amarezza tra i tifosi della Lazio, che lo avevano visto emergere dalla Primavera con grandi speranze e con un esordio da sogno in Serie A.
La sua carriera, segnata purtroppo da tanti infortuni, non ha mai rispettato le attese, ma Lombardi rimane una delle storie più particolari del vivaio biancoceleste degli ultimi anni.
Dallo scudetto Primavera al debutto in Serie A
Cristiano Lombardi era uno dei protagonisti della Lazio Primavera campione d’Italia con Alberto Bollini in panchina. Un gruppo ricco di talento che, però, solo in pochi riuscirono a portare stabilmente nel calcio professionistico. In quella squadra spiccavano anche Cataldi, Strakosha e Keita Baldé.
Il salto in prima squadra avvenne con Simone Inzaghi, che lo fece esordire nel 2016 nella prima giornata di campionato a Bergamo contro l’Atalanta. Una Lazio decimata dalle assenze sugli esterni, con Keita fuori per motivi disciplinari e Felipe Anderson impegnato alle Olimpiadi, si ritrovò a dover lanciare il giovane della Primavera dal primo minuto.
Il risultato fu sorprendente: Lombardi non solo giocò con personalità, ma siglò anche un gol, rendendo indimenticabile il suo debutto con la maglia biancoceleste.
Un talento frenato dagli infortuni
Lombardi era un esterno offensivo rapido, dotato di buona tecnica e grande corsa. Non un fuoriclasse, ma un giocatore che, con la giusta continuità, avrebbe potuto costruire una carriera simile a quella di Danilo Cataldi, diventando un elemento affidabile della rosa.
Il passaggio tattico della Lazio al 3-5-2 segnò però il suo destino. Non c’era più spazio per un’ala pura come lui e il club lo mandò in prestito, principalmente alla Salernitana, dove riuscì a reinventarsi come esterno a tutta fascia. Le sue prestazioni furono positive, tanto da far pensare a un possibile ritorno stabile alla Lazio, ma Inzaghi non lo riteneva una prima scelta.
A quel punto iniziarono anche i problemi fisici: ripetuti infortuni che lo limitarono fino a spezzarne la continuità e, di fatto, frenarono la sua crescita definitiva.
Una carriera spezzata troppo presto
Il bilancio della carriera di Cristiano Lombardi parla di 180 partite da professionista, con 33 gol e 14 assist complessivi, distribuiti tra Primavera, Serie A, Serie B e Serie C. In Serie A, però, il suo unico gol rimane quello all’esordio con la Lazio.
Negli ultimi due anni, complice il fisico provato, ha praticamente smesso di giocare. La decisione di appendere gli scarpini al chiodo a soli 29 anni è arrivata quasi inevitabile.
Il nuovo ruolo con la Lazio
Oggi Lombardi non si allontana dal calcio, né tantomeno dalla Lazio. Dopo aver annunciato il ritiro, ha iniziato una collaborazione con il settore giovanile biancoceleste, con l’obiettivo di trasmettere la propria esperienza ai ragazzi.
Le sue parole, dopo l’annuncio, sono state significative:
“Da giovane non ho ascoltato i tanti consigli ricevuti. Oggi il mio scopo è dare ai ragazzi ciò che io non ho saputo sfruttare”.
Un messaggio di maturità che racconta bene la sua volontà di trasformare una carriera spezzata in un insegnamento per chi sogna il grande calcio.
Un rimpianto e una speranza
Cristiano Lombardi resterà nella memoria dei tifosi laziali come l’esempio di un talento mai completamente sbocciato, frenato da circostanze e infortuni. Un peccato, perché le qualità c’erano e le prime apparizioni lo avevano dimostrato.
Ora la speranza è che possa costruire un nuovo percorso da allenatore o dirigente, magari proprio a Formello, dove tutto era iniziato.
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