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Il fallimento di Ventura: l’Italia fuori dai Mondiali 2018

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Il fallimento di Ventura: l’Italia fuori dai Mondiali 2018
Il fallimento di Ventura: l’Italia fuori dai Mondiali 2018

L’eliminazione della Nazionale italiana dai Mondiali del 2018 in Russia è stata una delle pagine più buie della storia del calcio azzurro. Una ferita ancora aperta per milioni di tifosi, che hanno visto interrompersi una tradizione lunga sessant’anni: dal 1958 l’Italia non mancava all’appuntamento con la fase finale di una Coppa del Mondo. La responsabilità di questo fallimento ricade, in gran parte, sulla gestione di Giampiero Ventura, commissario tecnico che non è riuscito a dare un’identità tattica e mentale a una squadra in difficoltà.

Il contesto: un’eredità pesante

Quando Ventura viene scelto come CT nel 2016, al posto di Antonio Conte, la Nazionale italiana non vive un momento di particolare splendore ma è reduce da un Europeo dignitoso. In Francia, Conte aveva sopperito ai limiti tecnici con organizzazione e spirito di gruppo, riuscendo a eliminare la Spagna agli ottavi e a spaventare la Germania campione del mondo ai quarti. L’addio dell’ex allenatore della Juventus e l’arrivo di Ventura segnano un cambio radicale: dall’energia di Conte alla gestione più “ordinaria” di un tecnico con poca esperienza internazionale.

Ventura eredita una squadra con diversi problemi strutturali: pochi campioni affermati, una generazione di mezzo non all’altezza delle precedenti, e giovani promettenti ma non ancora maturi. Tuttavia, nelle qualificazioni mondiali, l’Italia non era inserita in un girone impossibile: la Spagna era l’avversaria principale, ma le altre squadre (Albania, Macedonia, Israele, Liechtenstein) erano abbordabili.

Un percorso in salita

Il cammino dell’Italia verso Russia 2018 parte senza grandi entusiasmi ma anche senza drammi. Le prime vittorie arrivano, seppur con qualche sofferenza, mentre contro la Spagna la differenza di qualità è evidente: 1-1 a Torino all’andata e una pesante sconfitta per 3-0 al ritorno al Bernabéu. Quel ko segna uno spartiacque: gli azzurri perdono fiducia e convinzione, mentre Ventura fatica a trovare un modulo stabile.

Dal 4-2-4 offensivo a esperimenti improvvisati, la Nazionale non ha mai un’identità chiara. Giocatori come Insigne, Verratti e Belotti non vengono messi nelle condizioni di rendere al meglio, mentre si insiste su elementi fuori forma o non all’altezza del livello internazionale. Il risultato è un gruppo confuso, privo di certezze, incapace di esprimere un gioco coerente.

Lo spareggio maledetto

Con il secondo posto nel girone, l’Italia è costretta a giocare i playoff di qualificazione. L’avversario sorteggiato è la Svezia, una squadra solida, fisica, senza stelle assolute ma con un’identità precisa. A Solna, nella gara di andata, gli azzurri perdono 1-0 in un match nervoso e caotico, deciso da un tiro deviato di Johansson. Al ritorno, a San Siro, davanti a 80 mila spettatori, serve l’impresa.

Il clima è da dentro o fuori, ma la prestazione è deludente. L’Italia attacca in maniera sterile, senza idee, affidandosi a lanci lunghi e iniziative individuali. Ventura lascia in panchina giocatori come Insigne, scelta ancora oggi discussa, e si affida a schemi poco efficaci. Gli svedesi difendono con ordine, resistono all’assalto azzurro e portano a casa lo 0-0 che vale la qualificazione. Al triplice fischio, San Siro esplode in lacrime e fischi: l’Italia è fuori dal Mondiale.

Il simbolo del fallimento

Le immagini di quella serata sono entrate nella memoria collettiva: Buffon in lacrime durante l’intervista post-partita, consapevole di aver chiuso la carriera in Nazionale con un’amara delusione; De Rossi che litiga con lo staff tecnico quando gli viene chiesto di scaldarsi (“Non dobbiamo pareggiare, serve gente che segna, non io!”); Ventura che non riesce neppure a dimettersi subito, aggrappandosi a una panchina ormai persa.

Il fallimento non è solo sportivo, ma anche simbolico. L’Italia non partecipa al torneo che rappresenta il cuore del calcio mondiale, lasciando i tifosi orfani di un evento che unisce il Paese ogni quattro anni.

Le responsabilità di Ventura

È inevitabile individuare in Ventura il principale responsabile. Il tecnico non è mai riuscito a trasmettere idee chiare, né a gestire lo spogliatoio. Ha insistito su moduli non adatti ai giocatori a disposizione, non ha avuto il coraggio di valorizzare i giovani, ed è apparso spesso nervoso e confuso nelle conferenze stampa. Le sue giustificazioni, anche a eliminazione avvenuta, hanno peggiorato la percezione della sua figura.

Allo stesso tempo, non tutte le colpe sono sue. La Federazione, guidata da Carlo Tavecchio, ha scelto un CT privo di esperienza internazionale, senza un vero progetto a lungo termine. La crisi del calcio italiano, incapace di produrre talenti in quantità e di puntare seriamente sui vivai, è emersa in tutta la sua gravità. Ventura è stato il volto di un sistema in difficoltà, non l’unico artefice della disfatta.

Le conseguenze

L’eliminazione dai Mondiali ha avuto effetti devastanti. A livello economico, la FIGC ha perso decine di milioni di euro di ricavi tra diritti TV, sponsor e premi FIFA. A livello d’immagine, l’Italia ha subito un danno incalcolabile, scivolando in basso nel ranking e perdendo prestigio internazionale.

Dal punto di vista sportivo, quella serata ha segnato la fine di un’epoca. Buffon, De Rossi, Barzagli e altri veterani hanno lasciato la Nazionale. La panchina di Ventura è stata affidata temporaneamente a Luigi Di Biagio, prima della svolta con Roberto Mancini, che avrebbe poi portato l’Italia al trionfo a Euro 2020, risollevando il morale del Paese calcistico.

Una ferita che brucia ancora

A distanza di anni, il fallimento di Ventura resta una macchia indelebile. Non qualificarsi a Russia 2018 ha rappresentato uno shock paragonabile solo al 1966, quando l’Italia uscì al primo turno contro la Corea del Nord. Ma questa volta il peso è stato ancora maggiore, perché avvenuto in un’epoca di globalizzazione, con milioni di italiani costretti a guardare i Mondiali senza poter tifare per la propria squadra.

Per i tifosi, quella notte di San Siro non è stata solo una sconfitta sportiva, ma un tradimento emotivo. Per i giocatori, la fine di un sogno. Per Ventura, la definitiva condanna di una carriera che, fino ad allora, aveva avuto momenti di discreto valore in Serie A, ma che a livello internazionale si è conclusa con un disastro.

Conclusione

Il fallimento di Ventura e l’eliminazione dai Mondiali 2018 non possono essere liquidati come un semplice incidente. Sono stati il frutto di una gestione tecnica inadeguata, di scelte federali sbagliate e di una crisi strutturale del calcio italiano. Un evento che ha segnato una generazione e che resterà per sempre come monito: senza idee chiare, progettualità e coraggio, anche una nazione a quattro titoli mondiali può ritrovarsi fuori dalla competizione più importante del pianeta.

La rinascita, arrivata poi con Mancini, ha dimostrato che dalle macerie può nascere un nuovo ciclo. Ma la notte del 13 novembre 2017 resterà scolpita nella memoria collettiva come il simbolo del fallimento di Ventura e di un’intera epoca del calcio italiano.



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