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Extra Lazio: Daspo di 5 anni per Genny, un capo ultrà può rispondere di tutti?

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Questo si legge sul CdS:
Coppa Italia, Daspo per Genny ‘a carognaE’ in arrivo dalla Questura di Roma. Durante la finale di sabato scorso l’ultrà del Napoli Di Tommaso indossò una maglia con scritto “Speziale Libero” e abbandonò il settore dei tifosi azzurri
ROMA – Entro stasera Gennaro Di Tommaso,capo ultrà del Napoli, potrebbe ricevere il Daspo. Ad emetterlo la Questura di Roma. Durante la finale di Coppa Italia sabato Di Tommaso indossò una maglia con scritto “Speziale Libero” e abbandonò il settore dei tifosi azzurri. Il ministro dell’Interno Alfano ha confermato il Daspo: «Durerà cinque anni».
Giudicare non sta a noi, ma dati i fatti di cronaca con tanto di prove tv, può un solo ultras pagare le conseguenze di tutti?.Può una maglietta mettere con una scritta sporcare la fedina penale di una persona (giusta o sbagliata la libertà di pensiero esiste in Italia)?
Ricordiamo a tutti che il caso Raciti ha diverse ipotesi sulla morte del poliziotto. Rispettiamo la famiglia e ci stringiamo al dolore per la sua scomparsa ma il giovane Speziale è stato accusato senza avere il 100% delle prove e in un rapporto che scrisse un altro addetto alle forze dell’ordine, si legge che Raciti fu investito da una camionetta (lesioni che stando ad una perizia del medico legale risultavano quasi compatibili con lo scontro del portellone posteriore del mezzo).
Purtroppo in Italia vige un tabù, molte persone fanno tutta l’erba un fascio nel quale se una persona è ultras automaticamente viene etichettato come “terrorista da stadio”. Personalmente condanno tutti coloro che negli stadi ci vanno solo ed esclusivamente per recare danno all’altra sponda della curva. Il mondo del calcio dovrebbe esser pieno di colori e gioia, un luogo dove le famiglie dovrebbero andare per seguire ed amare la propria fede che viene tramandata di padre in figlio ma ci sono situazioni allucinanti dove vediamo gente che deve per forza prendere le colpe di quello che fanno gli altri.
Questo pensiero è basato su ciò che lo scrittore ha visto e vede da anni e non vuole infangare la memoria a nessuno, ma se qualcosa deve cambiare in italia non è di certo il calcio, ma chi di dovere deve tutelare l’incolumità delle persone “giudicando il colpevole dai fatti e non dalle ipotesi” tanto per far vedere che qualcuno c’è.
Chi sbaglia deve pagare ma bisogna trovare i veri colpevoli e non chi (se innocente) indossa una maglietta che potrebbe risultare discutibile.



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